Il Centro Sanitario di Orussi e la collaborazione con Solidarietà Vigolana

 

Il Centro Sanitario di Orussi è stato fondato dal dott. Carlo Spagnolli nel 1985, grazie al sostegno finanziario del Gruppo Missionario di Folgaria e della comunità locale. Situato sulle montagne ugandesi confinanti con la Repubblica Democratica del Congo, risponde alle esigenze locali come punto di riferimento sia per i villaggi circostanti che per i vicini congolesi, mettendo a disposizione i servizi di medicina generale e pediatrica, pronto soccorso, maternità, vaccinazioni, visite in gravidanza e postnatali, clinica dell’HIV e out-reach.
Il Centro Sanitario di Orussi assiste ad una costante crescita del numero di utenti che si rivolgono ai suoi servizi, in particolare per quanto riguarda l’ambito materno-infantile. Infatti dal 2014 le nascite sono triplicate.

Alla luce di ciò di primaria necessità rimane il supporto economico per farmaci, strumenti, dispositivi adeguati per la pratica medica e per il laboratorio analisi ed infine per le spese di manutenzione dell’ambulanza e delle strutture del centro sanitario stesso.
L’impegno da parte dall’Associazione Spagnolli – Bazzoni onlus, nasce negli anni ’80 proprio grazie al suo stesso fondatore Carlo Spagnolli, il quale nel 2014 ha permesso a me, in qualità di ostetrica, e alle infermiere Angela Adami e Katia Lorenzi di effettuare 6 mesi di volontariato presso le strutture del centro sanitario.
L’esperienza è stata estremamente ricca sia in termini di valori umani che professionali. Condivisione, solidarietà e accoglienza erano all’ordine del giorno fra quelle capanne dai tetti di paglia, principi genuini, semplici e autentici che prevaricavano la povertà e la fame e che si potevano cogliere dallo sguardo curioso dei bambini, dalle risate delle donne e dalla saggezza degli anziani. Dopo questa esperienza è nato dunque un legame profondo, per il quale ogni anno sono impegnata nel sostenere il centro sanitario, promuovendo proprio la stessa solidarietà che mi è stata insegnata dal popolo di Orussi.

La collaborazione con Solidarietà Vigolana nasce proprio in occasione di questa mia esperienza di volontariato. Infatti prima della mia partenza è stata devoluta al Centro Sanitario una donazione di 5.000 Euro per la costruzione della casa delle suore, che ho potuto seguire in loco. Durante gli ultimi mesi Solidarietà Vigolana ha donato ulteriori 10.000 Euro, in risposta alle necessità di acquisto di materiale e strumenti soprattutto per la sala parto. Contributo che si è rivelato fondamentale per permettere di assistere le partorienti in sicurezza.

Costante è la comunicazione con Sister Florence, la direttrice del centro (in carica da 10 anni), che si impegna ad inviarmi regolari aggiornamenti e un report annuale, tramite i quali possiamo monitorare da lontano il budget di spesa, il fabbisogno reale e le nuove necessità.
Inutile dire quanto questa esperienza abbia segnato la mia vita. Giornalmente mi sono confrontata con una realtà completamente diversa da quella europea, ma non mi sono mai sentita giudicata o esclusa.
È complicato descrivervi il mio percorso personale di conoscenza della cultura e dei valori della popolazione. Devo ammettere che inizialmente mi sono sentita anche sopraffatta da alcune situazioni in ambito lavorativo e non, che magari in un altro ambiente avrebbero trovato facilmente soluzione, ma lì ci si doveva solo rendere conto dei propri limiti umani. Si impara dunque a non dare per scontate le certezze quotidiane e a non giudicare determinate decisioni senza conoscere il contesto che vi si cela dietro.

Riconosco comunque che i più grandi insegnamenti me li hanno regalati proprio le mamme che assistevano o che portavano i loro figli al Centro Sanitario.
In particolare ricordo le donne che, in una notte in cui erano arrivate molte partorienti, mi hanno aiutata a gestire la sala parto, nonostante la barriera linguistica, nonostante le difficoltà, nonostante loro non fossero infermiere o ostetriche.
Mi torna alla mente la mamma che continuava a non accettare le cure per il figlio nonostante la gravità, mentre io ignoravo il fatto che il pagamento di quelle cure avrebbe compromesso la vita degli altri 7 figli che la aspettavano a casa e che lei doveva sfamare.
Ricordo la mamma sedicenne che mi ha voluto regalare a tutti i costi un casco di banane, nonostante non avesse nulla per lei e il suo bambino.

Infine ricordo la mamma che, mentre mi trovavo all’ospedale di Angal per un trasferimento, mi ha riconosciuta, mi ha presa per mano e mi ha condotta da suo figlio, per farmi vedere che uno dei due gemellini nati a Orussi era riuscito a sopravvivere: alla nascita dei gemelli aveva infatti visto la mia reazione mentre constatavo che per uno dei gemellini non ci sarebbe stato nulla da fare, dimenticandomi di valorizzare e dando per scontato la fortuna che forse per l’altro ci sarebbe stata speranza.

Valentina Balduzzi